Indirizzo: Piazza Caravadossi 26 - 17043 Carcare (SV)     Telefono: 0195154100     Email: protocollo@comunecarcarecert.it     P.IVA: 00224110098

Museo Barrili

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Il Museo Barilli, presso la Biblioteca Civica, nel quale si trovano cimeli ed oggetti personali appartenuti allo scrittore, la sua collezione di libri e riviste e il prezioso carteggio, costituito da circa 20.000 lettere scambiate con le massime personalità dell’epoca.
 
 
A.G. Barrili nacque a Savona il 14 dicembre 1836, trascorse l’ infanzia a Nizza , ma ritornò a Savona per compiere gli studi presso il Collegio delle Scuole Pie, dove gli vennero trasmessi valori di patriottismo che lo guidarono per tutta la vita. Si trasferì in seguito a Genova dove si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia. Dopo la laurea intraprese la carriera giornalistica ed entrò a far parte della redazione del San Giorgio, diretto da Nino Bixio. Si affermò come capo redattore attraverso il quotidiano “Il Movimento” e nel 1875 fondò “Il Caffaro”. Nel corso della sua vita si dedicò alla stesura di numerosi romanzi (Capitan Dodèro, L’ Olmo e l’Edera, Il Prato Maledetto, Santa Cecilia, Amori alla Macchia, Con Garibaldi alle porte di Roma, ecc), di novelle (Uomini e Bestie, Una Notte d’Estate e altre novelle, ecc) e di opere teatrali (La Legge Oppia, Zio Cesare). Inoltre insegnò alla facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università di Genova, dove venne nominato Magnifico Rettore.
 
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Barrili scelse Carcare per edificare Villa Maura, chiamata così in onore della madre, perché già all’epoca il paese era luogo di villeggiatura di benestanti, illustri e nobili famiglie genovesi. Inoltre il collegio Calasanzio era una scuola rinomata nella quale studiavano i figli delle famiglie aristocratiche savonesi e genovesi. Anche il futuro Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, nella sua adolescenza studiò qui.

Si narra che il Barrili prese parte attivamente alla costruzione della Villa perché oltre a realizzarne il progetto, intervenne personalmente emulando l’esempio di quel che fece Garibaldi a Caprera. Per la costruzione della Villa vennero usate le pietre di fiume .Nel corso degli anni Villa Maura da residenza estiva si trasformò in dimora stabile del Barrili e della sua famiglia.

Grazie anche alla sua presenza Carcare divenne un polo culturale vivo, frequentato da molti artisti, alcuni dei quali diedero vita, in quegli anni, alla scuola dei Grigi. Quest’ultima era chiamata così per l’utilizzo delle tonalità smorzate predilette dai suoi pittori.
 
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Alla morte delle nipoti, ultime discendenti dei Barilli, l’Amministrazione Comunale di Carcare, nel 1967, ha provveduto ad acquistare Villa Maura e dopo i lavori di ristrutturazione ad installarvi la Biblioteca del Centro Studi A.G. Barrili nel 1981 ed il Museo, costituito dai libri posseduti dal Barrili (9860), dalla sua collezione di quotidiani e riviste, da circa 20.000 lettere costituenti il carteggio tra il Barrili e le massime personalità della cultura della seconda metà del 1800 e da circa 3500 tra cimeli ed oggetti di uso quotidiano appartenuti allo scrittore.
 
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Il museo, sito in Via Barrili 12, è visitabile su prenotazione.
Telefono 019/5154152

Le Sale del Museo

SALA A

Qui è situato lo studio di A.G. Barrili; i mobili alle pareti sono originali e contengono i libri scritti e appartenuti ad Anton Giulio, ricostruendo così la sua biblioteca personale.
Nello scaffale A troviamo i libri più antichi, risalenti al 1700, mentre nello scaffale H sono stati sistemati tutti i libri scritti dal Barrili.
Da segnalare nello scaffale H:
 
  • nel quarto palchetto: una serie di romanzi rilegati in rosso che comprendono due libri ciascuno, in quanto edizioni particolari;
  • nel quinto palchetto: alcune edizioni in lingua straniera tradotta in portoghese, spagnolo, cecoslovacco e serbo e altre lingue che testimoniano la sua notevole fama. A titolo di curiosità si ricorda che la traduttrice delle fiabe di Andersen, fosse perdutamente innamorata di Barrili, ma non corrisposta.
  • Nel sesto palchetto sono conservate 14 Cinquecentine, che sono tra i primi libri stampati con caratteri mobil

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Accanto a queste sono conservati alcuni calendari dell’800.
Nei cassetti di tutti gli armadi presenti sono archiviati alcuni opuscoli catalogati come miscellanee.
Di fronte alla finestra è stata posizionata la scrivania originale del Barrili con alcuni oggetti personali: libri, quaderni di appunti e disegni, la penna, il calamaio, l’inchiostro, la lente, il mappamondo e un servizio da the.
Sono da notare il quaderno del nipote Pier Giulio, corretto personalmente dallo zio, ed alcune caricature disegnate da Anton Giulio nel tempo libero.
A lato è posto il busto di Barrili realizzato dallo scultore Franco Saccomano. L’arredamento dello studio è completato dalla poltrona del Barrili e da una poltroncina posta di fronte alla scrivania. Ai lati della stanza ci sono due oleografie raffiguranti figure femminili.
 
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SALA B

La seconda sala è arredata da mobili ricostruiti su modello della sala precedente, nella parte bassa degli scaffali sono archiviati i vari quotidiani, italiani e stranieri, appartenuti al Barrili e rilegati in seguito.
I palchetti ospitano i faldoni contenenti la corrispondenza di Barrili, tra cui spiccano le lettere scritte da Garibaldi, Carducci, Pascoli e molti illustri suoi amici.
Si ricordano, tra le tante lettere, quelle scritte dal signor Buitoni che, oltre a chiedere consigli al Barrili, gli inviava spesso nuovi tipi di pasta da assaggiare.
Numerose sono ancora le epistole inviate dalle ammiratrici di Barrili che volevano conoscerlo, chiedevano consigli e, a volte, aiuti economici.
Anton Giulio ebbe, in effetti, la fama di uomo d’onore e di grande generosità; si dice che, grazie alla sua donazione di £. 30.000, cifra altissima per l’epoca, i parrocchiani di Carcare ebbero una nuova chiesa, più consona alle esigenze della comunità. Si racconta infatti che Barrili, durante una cena, sentendo le lamentele del parroco dovute alla mancanza di fondi per la chiesa, preso dagli umori del vino, per porre fine alla questione si offrì di contribuire con una cifra talmente alta da destare sospetti sulla veridicità della volontà di contribuzione. Il giorno dopo Barrili si presentò dal prete firmando l’assegno con la somma promessa.
 
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Ancora all’interno degli scaffali sono archiviate le stampe, le fotografie, i disegni, le poesie, alcune lezioni di Barrili tenute all’Università di Genova e alcuni spartiti musicali per pianoforte.
Lo strumento era presente nella villa ma è rimasto agli eredi.
Sullo stipite della porta è appesa una copia de dipinto che ritrae lo scrittore in divisa garibaldina
(l’originale è attualmente in possesso degli eredi).
Nella teca, sistemata al centro della stanza, sono conservati alcuni dei cimeli più interessanti:
 
  • la spada e il berretto della divisa garibaldina;
  • il guantone usato per combattere che serviva probabilmente per proteggere il braccio ferito durante un duello (il quotidiano “Il Movimento”, da lui diretto, era portavoce degli ideali garibaldini; questo indusse il Barrili a schierarsi apertamente su alcuni temi e a dover quindi difendere le proprie idee anche duellando direttamente con chi non le condivideva. Proprio in una di queste circostanze fu ferito al braccio da un ufficiale e si vide costretto, nei duelli successivi, a riparare l’arto ferito con il tutore esposto);
  • il collare massonico appartenuto a A.G. Barrili quando, probabilmente introdotto da Garibaldi, aderì alla Massoneria;
  • la stola d’ermellino, indumento caratteristico dei Rettori universitari, indossata da Barrili durante le cerimonie all’Ateneo genovese;
  • le pistole da duello con il regolare porto d’armi, alcune confezioni di munizioni e il portapolvere da sparo;
  • una bandiera patriottica del 1847.
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SALA C

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Entrando nella terza sala si ripercorre la carriera universitaria di A.G. Barrili, infatti nel 1894 ottenne la cattedra di Letteratura Italiana grazie all’appoggio di Giosuè Carducci che lo stimava anche per i suoi ideali patriottici.
Nel 1903 fu nominato Magnifico Rettore dell’Università di Genova.
Sulla destra è esposta la toga del Barrili, il certificato relativo alla nomina di Rettore, un quaderno di appunti universitari, il biglietto da visita ed un suo ritratto.
Questi oggetti sono sistemati sullo scrittoio sul quale Barrili scriveva.
Tra le due finestre è esposta la copia di un bronzetto raffigurante una divinità traco frigia di Giove Sabazio, rinvenuto nel 1891 in uno scavo vicino alla parrocchiale di Vado Ligure. Durante i lavori vennero alla luce anche due mani votive; l’originale del reperto qui esposto è andato perduto, mentre l’altro è conservato al British Museum di Londra. La datazione risale al terzo secolo a.C. Molto probabilmente Barrili venne in possesso del calco grazie al suo caro amico Vittorio Poggi che, all’epoca, era il Regio Commissario per le Antichità delle Belle Arti della Liguria e studioso di questi cimeli.
A lato del calco è stato collocato un tavolo quadrato molto grande su cui sono esposti:
 
  • alcune copie del quotidiano “Il Movimento” conservate dal Barrili e rilegate in seguito;
  • la raccolta de “Il Caffaro”, quotidiano da lui diretto e fondato nel 1875, aperto sulla pagina dedicata ai funerali di Barrili. Egli morì a Carcare il 14 agosto 1908 e durante i riti funebri, che si svolsero a Genova, vi fu una disputa fra clero e massoneria. (La tradizione orale riferisce che a Carcare il clero accompagnò la salma dalla Villa fino alle porte del paese, lasciandola poi ai massoni, che lo avvolsero nel tricolore e lo trasportarono in treno dalla stazione di San Giuseppe di Cairo a Genova. Il problema sorse nuovamente a Genova quando i rappresentanti della massoneria furono allontanati dalla funzione e si riunirono in una piazza della città per ricordare Barrili con una contro cerimonia);
  • un volume contenente le riviste di moda “Femina” in lingua francese, appartenute alle nipoti di Barrili;
  • diversi romanzi scritti da Barrili, una raccolta di opere teatrali e alcune novelle.
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Anton Giulio scrisse diversi romanzi storici e altre opere di intreccio amoroso, particolarmente apprezzate dalle donne.
Si dice addirittura che fu proprio un’ammiratrice di Barrili a chiedergli, una sera al teatro Carlo Felice, di accontentare il pubblico femminile scrivendo romanzi d’amore.
Ad una parete sono appesi due dipinti tardi di Laura Breschi, nipote di Barrili e artista affermata. Un’altra opera che attesta le capacità artistiche della Breschi, è il “Dio Imperator”, posto sull’altare della chiesa degli Scolopi, non lontano dalla Villa.
Proseguendo nella sala, sulla destra è stato creato un angolo dedicato alla famiglia Barrili.
Al centro della sala si trova il divano di forma rotonda in tessuto damascato, posto originariamente al pian terreno della dimora, nell’ingresso principale, sdoppiato e appoggiato al muro.
Da ricordare che le sale espositive non rispecchiano perfettamente la disposizione originale dell’arredo, infatti il primo piano di Villa Maura ospitava l’appartamento abitato dalla famiglia Barrili, mentre al piano terra erano ubicate le cucine e le stanze della servitù.
Ai lati della porta che conduce alla sala D, sono stati affissi i ritratti dei genitori del Barrili: Maura Pertica e Luigi Barile. Si noterà immediatamente il cambio di cognome da Barile a Barrili, voluto da Anton Giulio e attestato in un documento del 1883 qui esposto.
Questa sala è inoltre arredata da librerie a muro in legno che ospitano libri, enciclopedie e volumi di ogni genere appartenuti al Barrili.

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SALA D

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Qui si trova la ricostruzione della sua camera da letto, arredata con la mobilia originale (la stanza all’epoca dava sulla facciata anteriore della Villa).
Partendo dalla parete destra, sulla quale si aprono due finestre, si trova una vetrinetta contenente i cappelli usati da Barrili e perfettamente conservati: la bombetta, il cilindro, due pagliette ed un copricapo da rettore.

Proseguendo, troviamo,sistemati su una toilette, una serie di boccette di profumi, creme, tinture per capelli, pettini e spazzole. Alcuni di questi sono ancora confezionati e provenivano, per lo più, da Parigi.
Nel portaombrelli sono stati sistemati i bastoni che Anton Giulio utilizzava negli ultimi anni della vita. Contro la parete adiacente, nella quale si apre il passaggio ad un’altra sala, è stato sistemato il guardaroba di Barrili contenente vari capi d’abbigliamento: le camicie con le sue iniziali, le giacche, i gilet, i colletti, i davantini ed altro.

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A fianco del letto si trova un comò dove si possono ammirare le sue pipe, il tabacco e dei sigari, essendo Barrili un accanito fumatore. Inoltre si può vedere il comodino con il libro e una lettera, che egli solitamente leggeva la sera prima di addormentarsi, e le sue ciabatte.
Dall’altro lato del letto vi è un bidet, poco consueto all’epoca.

 

E’ stato inoltre ricostruito un angolo di cucina, dove trova posto un tavolo apparecchiato per una persona; si narra che Barrili si sentì male proprio durante il pasto e le nipoti conservarono l’ultimo tovagliolo utilizzato dallo zio.

Bibliografia approfondita di A.G.Barrili

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Savona, 14 dicembre 1836 – Carcare, 14 agosto 1908
 
LA VITA

Anton Giulio Barrili nasce a Savona il 14 dicembre 1836, da Luigi e Maura Pertica; il suo vero cognome è Barile, come è riportato sulla sua prima opera Drammi pubblicata a Genova nel 1857.

Trascorsa la prima infanzia con la famiglia a Nizza, dove il padre svolge attività commerciali, ritorna a Savona per compiere gli studi umanistici presso il Collegio dei Padri Scolopi, i quali, non solo gli forniscono un’educazione pre-militare e trasmettono una visione del mondo basata sul senso del dovere e del sacrificio, ma arricchiscono la sua mente di ideali patriottici e di un senso di impegno civile che troveranno uno sbocco pratico con la sua partecipazione alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Barilli termina gli studi a pieni voti presso le Scuole Pie ricevendo il titolo di Principe dell’Accademia nel 1851.
 
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Ancora giovanissimo si trasferisce a Genova dove si laurea alla Facoltà di Giurisprudenza. Contemporaneamente inizia la sua lunga carriera giornalistica con la pubblicazione di un giornale intitolato L‘occhialetto scritto interamente da lui.
Raggiunge la fama di scrittore quando entra a far parte della redazione del San Giorgio, fondato nel 1859 e diretto da Nino Bixio.

Nel 1859 si arruola come volontario nel VII reggimento di fanteria dell’esercito piemontese, partecipando a numerose azioni di guerra (di cui narrerà nel romanzo La Montanara, Milano 1886).

L’anno dopo diventa collaboratore del quotidiano genovese il Movimento fondato nel 1854 da M.Macchi, di cui Barrili diventa ben presto direttore; sotto la sua guida il giornale acquisisce un carattere più battagliero e intransigente, tanto da diventare l’organo ufficioso di Garibaldi. La pubblicazione di alcuni articoli molto polemici gli creano non poche vertenze cavalleresche, ivi compreso un duello, in seguito ai fatti di Aspromonte, con un ufficiale, nel corso del quale riporta una ferita piuttosto grave alla mano destra.
Nel 1866 lascia la direzione del Movimento rispondendo all’appello fatto da Garibaldi ai giovani genovesi, e così si arruola tra i 38.000 volontari che seguono il valente generale in Trentino, dove Barrili partecipa e combatte eroicamente a Condino, Montesuello (nei pressi di Brescia) e in tutte le più importanti battaglie di quella campagna militare come Ufficiale di Ordinanza del colonnello V. Carbonelli.

Il 3 novembre del 1867 si trova al fianco di Garibaldi, e viene ferito nella celeberrima battaglia di Mentana (l’episodio drammatico e doloroso di quell’evento è narrato nel volume Con Garibaldi alle porte di Roma), quando le truppe garibaldine, nel tentativo di liberare Roma, vengono sconfitte dall’esercito francese inviato da Napoleone III a difesa del Papa.

Ritorna a Genova e nel 1875 fonda il Caffaro, giornale politico quotidiano, grazie al quale il Barrili riesce a diffondere, soprattutto in Liguria, il suo pensiero politico, che gli aprirà la strada alla futura brillante carriera politica.

Nel 1876 si candida alla Camera nelle liste della Sinistra per poi essere eletto deputato della Sezione di Albenga e nello stesso anno viene anche nominato Consigliere Provinciale di Sestri Levante, ma non ritrovando il suo senso patriottico nella corrotta politica italiana, rassegna le proprie dimissioni che, in un primo tempo vengono respinte all’unanimità, e poi, rinnovate dal Barrili, accettate dalla Camera il 14 dicembre del 1879.
 
Negli anni successivi al 1880 egli si dedica all’insegnamento liceale, alla produzione letteraria e giornalistica.
Lascia la direzione del Caffaro trasferendosi sul finire del 1884 a Roma dove dirige la Domenica Letteraria.
Fonda e dirige con il Borghi e il Mantegazza la Piccola Biblioteca del Popolo Italiano con intento divulgativo e pedagogico; vi pubblica la novella Se fossi re! (Firenze 1886).

In seguito ritorna a Genova e si occupa totalmente dell’insegnamento, prima è docente di Storia della Navigazione alla Scuola Superiore Navale, poi per un breve periodo insegna letteratura italiana al Magistero femminile.

Nel 1889 diviene professore incaricato di Letteratura Italiana all’Università di Genova e nel 1894, grazie all’appoggio di Giosué Carducci, che lo stima per il suo amor patrio, ottiene l’ordinariato presso questa Facoltà, divenendone poi Preside; nel 1903 viene eletto Rettore dell’Ateneo genovese.

Durante questi anni collabora e assume la carica di direttore del quotidiano politico e commerciale-marittimo il Colombo, fondato dai suoi amici commercianti e armatori, allo stesso tempo, in veste di vice-presidente della Società Ligure di Storia Patria pubblica commemorazioni, monografie storiche e l’opera omnia di Goffredo Mameli in Atti e Memorie editi dalla suddetta Società.

Molto spesso Barrili si reca in Valbormida, lontano dai numerosi impegni di carattere istituzionale per poter meglio seguire gli studi del nipote Pier Luigi Breschi, alunno del Collegio “S.G. Calasanzio” di Carcare dove fa erigere Villa Maura che diventa presto luogo di incontro di amici, letterati e artisti.

Morirà il 14 Agosto del 1908 a Carcare, e presso la sua residenza hanno oggi sede il Museo a lui dedicato, l’archivio del fondo storico e la Biblioteca Civica del Comune di Carcare, dove sono conservati il ricco carteggio, molte copie delle sue opere e diversi appunti stesi per le lezioni scolastiche universitarie, oltre a cimeli ed oggetti di uso quotidiano.
 
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Barrili è unanimemente considerato,oggi come ieri, uomo di vasta cultura e buon latinista, oratore abile ed elegante. Tra i discorsi più noti vi sono quello pronunciato in occasione del quarto centenario della scoperta dell’America, quelli per commemorare i martiri della Giovine Italia, Mazzini, Hugo, Mameli e soprattutto il più sentito di tutti il Discorso in morte di Garibaldi (Genova 1882). Nei circa cinquanta romanzi e nelle raccolte di novelle si rivela narratore piacevole e garbato con uno stile semplice e corretto. I suoi racconti hanno avuto molto successo soprattutto fra il pubblico femminile, le sue sono solitamente gentili storie d’amore, che conservano tutto il sapore e il fascino della loro epoca. Ai romanzi di ambiente contemporaneo, discorsivi ed eleganti (Capitan Dodero, Genova 1865; Il libro nero, Milano 1868; Come un sogno, Milano 1875; Cuor di ferro e cuor d’oro, Milano 1877; L’olmo e l’edera, Genova 1877; Il ponte del Paradiso, Genova 1904), si alternano quelli di soggetto storico e genericamente avventuroso (Santa Cecilia, Milano 1866; I Rossi e i Neri ovvero I misteri di Genova, Milano 1870; Semiramide, Milano 1873; La conquista d’Alessandro, Milano 1879, nel quale è descritta a vivaci tinte la vita signorile romana nei primi anni dopo il 1870; L ‘anello di Salomone, Milano 1833, imprecisa rievocazione del regno e degli amori del re biblico; il ciclo colombiano comprendente i romanzi Le due Beatrici, Genova 1890; Terra Vergine, 1892; I figli del cielo, Milano 1893; Fior d’oro, Milano 1895; Raggio di Dio, Milano 1898).

Affascinato dalle opere di Eugène Sue, autore dei Misteri di Parigi, e di Carlo Lorenzini, più noto come Collodi, autore dei Misteri di Firenze, e spinto dal successo che nel XIX secolo il sottogenere dei “misteri” riscuote tra i lettori europei, Barrili incomincia a scrivere un’opera caratterizzata dalla minuta descrizione dell’ambiente e della società genovese dell’Ottocento. L’opera esce nel 1866 col titolo di I Misteri di Genova, cronache contemporanee, ed esce sottoforma di romanzo d’appendice sulla rivista il Movimento. Dato il notevole successo che riscosse viene pubblicato anche in volumi nel 1871 presso l’editore Treves col titolo di I Rossi e i Neri.

Notevole per invenzione e stile appare anche la divertente favola Il merlo bianco (Roma 1879), singolare impasto di avventure straordinarie, delicate allegorie, bizzarre fantasticherie, chiose pseudo-scientifiche.
Ma le cose migliori del Barrili, oltre che nelle Memorie Garibaldine, bisogna ricercarle nei libri di ricordi autobiografici, come Il Dantino (Milano 1888) e Sorrisi di Gioventù, Ricordi e note (Milano 1898).
 
 
 
ATTIVITÀ ARTISTICA E PRODUZIONE LETTERARIA
 
L’eclettico Barrili compie tutti i suoi studi, dalle elementari a quello che potremmo chiamare liceo, presso gli Scolopi Savonesi, e fin da bambino si distingue per particolari doti artistico-letterarie: dal 1846 al 1850 si differenzia in molte discipline letterarie-grammaticali. Risalgono al 1846 e al 1847 il primo premio in Lingua Italiana e il secondo premio di Grammatica Inferiore, mentre nel 1849 viene premiato per superiorità di ingegno nella prima classe di grammatica e nel 1850 nella seconda classe di retorica.
 
La vasta opera letteraria di Barrili composta da numerose novelle e una cinquantina di romanzi, inizia nel 1865 anno in cui fu pubblicato, dapprima nelle appendici del Movimento, il Capitan Dodéro. Lo stile pacato e scorrevole, che ritroviamo nei suoi articoli, ne caratterizzerà l’attività narrativa, infatti il molto “narrare” di Barrili nasce proprio nelle redazioni dei giornali sottoforma di romanzo d’appendice a sfondo amoroso. L’amore è il tema presente in molte narrazioni, viene descritto in modo soave e delicato, rievocando lo stile dell’idillio classico. Nonostante i toni risultino essere posati, l’intreccio è ricco di accadimenti dal momento che lo scenario-ambiente varia continuamente. Ora il fatto è ambientato in una realtà storica più lenta ma ricca di richiami a tradizione patrie locali, ne sono un esempio le scene di guerra in Val d’Olivi (1871) e la Montanara (1886), ora in una realtà contemporanea, il cui racconto esercita maggiore interesse per le notizie e per i fatti vissuti, diventando più concitata. Rientra in quest’ultima tipologia di narrazioni il romanzo intitolato Amori alla macchia (1884), in cui viene narrata una storia d’amore ambientata nella Carcare della seconda metà dell’Ottocento, in quel tempo interessata dalla fiorente attività artistico-pittorica dei “Grigi”, il cui stile anticipa quello degli Impressionisti. La Scuola dei Grigi, nata a Genova, s’ispira alla pittura “en plein air” del maestro Tammar Luxoro, Carcare diventa il centro promotore del nuovo linguaggio artistico, basato su un equilibrato rapporto tra tono di colore e luce naturale, in grado di garantire un’interpretazione “naturalistica” del paesaggio. La denominazione di “Scuola grigia” deriva dal fatto che i pittori ad essa appartenenti mostrano una particolare predilezione per i mezzi toni fusi nella luminosità dell’insieme.
 
Lo stile idilliaco di Barrili, pur nei suoi costanti richiami alle linee classiche, risulta essere originale per le sue continue divagazioni: la scena si fa più ampia e l’intreccio più complicato, in questo modo l’autore cerca di dare il senso del reale. Non di rado trasferisce i contenuti dell’idillio tradizionale da un mondo tranquillo a quello comune della quotidianità ricco di passioni e imprevisti. La narrazione si spezzetta nei molti aspetti della vita mondana troppe volte misera e meschina. Ecco che compare l’idillio mondano i cui protagonisti sono uomini della società aristocratico-borghese dal comportamento ipocrita e senza scrupoli, come quelli de I Vecchi e i Giovani. Le linee tematiche (descrizione di una società vuota e superficiale) si allontanano dal senso patriottico di Barrili che amerà rievocare anche fantasticando fatti storici nell’idillio a sfondo storico. Le opere più importanti appartenenti a questo filone sono: Amor fra l’armi (1873), Castel Gavone, Diana degli Embriaci, Un giudizio di Dio e Re di cuori.
Un’attenzione particolare merita il romanzo intitolato I Rossi e i Neri, ovvero I misteri di Genova, calato profondamente nella realtà storica dell’antica Repubblica marinara della fine del XIX secolo. Barrili immette in quest’opera buona parte di sé, con precisione giornalistica descrive tutto ciò che riguarda la realtà genovese del 1857, riportandone accuratamente tutti gli aspetti, siano essi negativi che positivi, descrive in egual misura l’ambiente gretto e quello più luminoso, più ricco, passa cioè dall’analisi di tenebrosi cunicoli delle fogne a quella del palazzo nobiliare al fine di sottolineare la multiformità e il variegato aspetto della città.
Il persistente esercizio letterario porta l’autore a sperimentare altre soluzioni narrative come la drammatizzazione dell’idillio che emerge soprattutto alla fine di ogni racconto dal quale si percepisce che la realtà sociale contemporanea ha un che di negativo, sottolineato da protagonisti privi di spessore drammatico, deboli e inaffidabili. Espressione di questa analisi della società sono: La conquista di Alessandro, Studio dal vero, La Sirena, Storia vera, Casa Polidori, Rosa di Gerico, Diamante nero, Il Dantino e Il tesoro di Golconda. In quest’ultimo prevale la descrizione intimistica dei personaggi localizzata nella cornice fantastica dell’India (Tiziano Sclavi, autore di Dylan Dog, pare si sia ispirato a queste avventure per descrivere un episodio delle vicende del celebre detective).
 
Nei romanzi Il libro nero (1869), il Ritratto del diavolo (1882) e Il prato maledetto, e Storia del X secolo (1896), si ritrova un Barrili pronto a compiere un attento esame della condizione umana, un esame dei cedimenti dell’Io e della sua immoralità in modo nuovo e originale, dal momento che i personaggi e i fatti narrati sono resi suggestivi dalla fantastica cornice che li racchiude.
 
Nella trama dei romanzi maledetti, nome generico con i quali si indicano le opere citate poco sopra,vengono descritte storie di uomini che cominciano a riflettere sulla propria esistenza e su quale senso essa abbia. Nel momento in cui, i personaggi vengono a contatto con l’elemento demoniaco e misterioso della realtà, entrano in crisi, cadono nel dubbio, dal quale non riescono a risollevarsi.
 
Dalle tre opere emerge un Barrili ormai lontano dall’Idillio, più profondo e moderno che sa concretare in immagini metaforiche, difficile tentativo dell’Io verso la presa di coscienza di se stesso.
 
Di tutto altro genere sono i romanzi appartenenti al ciclo colombiano il cui progetto risale al 1889, ai primi due romanzi Le due Beatrici e Terra Vergine, seguono I figli del cielo, Fior d’oro e Raggio di Dio. In ognuno di questi viene descritta l’avventurosa vita di Cristoforo Colombo dall’inizio del suo tribolare in terra di Spagna alla ricerca di aiuti per portare a termine il suo obiettivo, all’ impervio viaggio di scoperta. Barrili offre al pubblico una prova ulteriore della sua disponibilità al racconto e alla precisione del particolare evidenziando di volta in volta il grande attaccamento che lo lega a Genova.
 
Nelle sue ultime opere Barrili osserva e descrive il mondo sotto diversi punti di vista in modo da non tralasciare alcun aspetto, pur gretto che sia, della realtà, utilizzando diversi toni stilistici che variano dalla “frecciata” ironica alla macchietta satirico- umoristica, dal quadro comico-fantastico, alla scena realistica.
Tale espediente letterario, uso della varietà tonale serve a mettere in luce la decisa presa di posizione dell’autore nei confronti della vita che ama e rispetta nei suoi molteplici aspetti (anche quelli negativi), di cui analizza con grande accuratezza ogni dettaglio al fine di fare apprezzare la variegata realtà anche ai suoi lettori ai quali suggerisce di viverla ironicamente, con distanza e senza farsi illusioni.
 
Testo curato dalle Dr.sse Stella Baccino e Chiara Rognone del Progetto: Barrili II, Servizio Civile Nazionale Volontario, Carcare (SV).
 
 
 
BIBLIOGRAFIA

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ANTON GIULIO BARRILI, Le due Beatrici, Nuova Editrice Genovese, Genova,1990.
AA.VV. , Società degli Operai di Carcare fondata nel 1866, S.O.M.S., Carcare (SV) 2006.
BARATTERI – BARTOLOZZI, Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della ENCICLOPEDIA ITALIANA, Roma, 1964.
GIANFRANCO BRUNO – LIA PERISSINOTTI (cur.), La scuola grigia a Carcare, Comune Carcare Regione Liguria, Carcare, (Sv).
E.COSTA – E.VILLA – F.SURDICH – G.FIASCHINI- L.CATTANEI – G.L.BRUZZONE – M.E.FERRARI – S.DODERO – L.MORABITO, Anton Giulio Barrili, tra invenzione e realtà, a cura di Emilio Costa e Giulio Fiaschini, Marco Sabatelli Editore, Savona, 1989.
MARIA MORICHINI REBUFFELLO, I regni della memoria. Val Bormida e dintorni fra ‘800 e ‘900, Edizioni MU.SE , Cairo Montenotte (SV), 1996.
 
Si veda inoltre:
ANTON GIULIO BARRILI, Dell’arte narrativa nella finzione, Università di Genova, Genova, 1908.
ANTON GIULIO BARRILI, Il rinnovamento letterario italiano, Donath, Genova, 1890.
ANTON GIULIO BARRILI,Terra vergine: romanzo colombiano, Treves, Milano : 1928.
C.CANTU’, Storia della letteratura Italiana, Le Monnier, Firenze, 1863.
G.CARDUCCI, Dello svolgimento della letteratura italiana, in Discorsi letterari e storici, Zanichelli, Bologna, 1889, p.p. 27-188.
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