Si narra che il Barrili prese parte attivamente alla costruzione della Villa perché oltre a realizzarne il progetto, intervenne personalmente emulando l’esempio di quel che fece Garibaldi a Caprera. Per la costruzione della Villa vennero usate le pietre di fiume .Nel corso degli anni Villa Maura da residenza estiva si trasformò in dimora stabile del Barrili e della sua famiglia.
Le Sale del Museo
Nello scaffale A troviamo i libri più antichi, risalenti al 1700, mentre nello scaffale H sono stati sistemati tutti i libri scritti dal Barrili.
Da segnalare nello scaffale H:
- nel quarto palchetto: una serie di romanzi rilegati in rosso che comprendono due libri ciascuno, in quanto edizioni particolari;
- nel quinto palchetto: alcune edizioni in lingua straniera tradotta in portoghese, spagnolo, cecoslovacco e serbo e altre lingue che testimoniano la sua notevole fama. A titolo di curiosità si ricorda che la traduttrice delle fiabe di Andersen, fosse perdutamente innamorata di Barrili, ma non corrisposta.
- Nel sesto palchetto sono conservate 14 Cinquecentine, che sono tra i primi libri stampati con caratteri mobil
Nei cassetti di tutti gli armadi presenti sono archiviati alcuni opuscoli catalogati come miscellanee.
Di fronte alla finestra è stata posizionata la scrivania originale del Barrili con alcuni oggetti personali: libri, quaderni di appunti e disegni, la penna, il calamaio, l’inchiostro, la lente, il mappamondo e un servizio da the.
A lato è posto il busto di Barrili realizzato dallo scultore Franco Saccomano. L’arredamento dello studio è completato dalla poltrona del Barrili e da una poltroncina posta di fronte alla scrivania. Ai lati della stanza ci sono due oleografie raffiguranti figure femminili.
I palchetti ospitano i faldoni contenenti la corrispondenza di Barrili, tra cui spiccano le lettere scritte da Garibaldi, Carducci, Pascoli e molti illustri suoi amici.
Si ricordano, tra le tante lettere, quelle scritte dal signor Buitoni che, oltre a chiedere consigli al Barrili, gli inviava spesso nuovi tipi di pasta da assaggiare.
Numerose sono ancora le epistole inviate dalle ammiratrici di Barrili che volevano conoscerlo, chiedevano consigli e, a volte, aiuti economici.
Anton Giulio ebbe, in effetti, la fama di uomo d’onore e di grande generosità; si dice che, grazie alla sua donazione di £. 30.000, cifra altissima per l’epoca, i parrocchiani di Carcare ebbero una nuova chiesa, più consona alle esigenze della comunità. Si racconta infatti che Barrili, durante una cena, sentendo le lamentele del parroco dovute alla mancanza di fondi per la chiesa, preso dagli umori del vino, per porre fine alla questione si offrì di contribuire con una cifra talmente alta da destare sospetti sulla veridicità della volontà di contribuzione. Il giorno dopo Barrili si presentò dal prete firmando l’assegno con la somma promessa.
Lo strumento era presente nella villa ma è rimasto agli eredi.
Sullo stipite della porta è appesa una copia de dipinto che ritrae lo scrittore in divisa garibaldina
(l’originale è attualmente in possesso degli eredi).
Nella teca, sistemata al centro della stanza, sono conservati alcuni dei cimeli più interessanti:
- la spada e il berretto della divisa garibaldina;
- il guantone usato per combattere che serviva probabilmente per proteggere il braccio ferito durante un duello (il quotidiano “Il Movimento”, da lui diretto, era portavoce degli ideali garibaldini; questo indusse il Barrili a schierarsi apertamente su alcuni temi e a dover quindi difendere le proprie idee anche duellando direttamente con chi non le condivideva. Proprio in una di queste circostanze fu ferito al braccio da un ufficiale e si vide costretto, nei duelli successivi, a riparare l’arto ferito con il tutore esposto);
- il collare massonico appartenuto a A.G. Barrili quando, probabilmente introdotto da Garibaldi, aderì alla Massoneria;
- la stola d’ermellino, indumento caratteristico dei Rettori universitari, indossata da Barrili durante le cerimonie all’Ateneo genovese;
- le pistole da duello con il regolare porto d’armi, alcune confezioni di munizioni e il portapolvere da sparo;
- una bandiera patriottica del 1847.
Nel 1903 fu nominato Magnifico Rettore dell’Università di Genova.
Sulla destra è esposta la toga del Barrili, il certificato relativo alla nomina di Rettore, un quaderno di appunti universitari, il biglietto da visita ed un suo ritratto.
Questi oggetti sono sistemati sullo scrittoio sul quale Barrili scriveva.
Tra le due finestre è esposta la copia di un bronzetto raffigurante una divinità traco frigia di Giove Sabazio, rinvenuto nel 1891 in uno scavo vicino alla parrocchiale di Vado Ligure. Durante i lavori vennero alla luce anche due mani votive; l’originale del reperto qui esposto è andato perduto, mentre l’altro è conservato al British Museum di Londra. La datazione risale al terzo secolo a.C. Molto probabilmente Barrili venne in possesso del calco grazie al suo caro amico Vittorio Poggi che, all’epoca, era il Regio Commissario per le Antichità delle Belle Arti della Liguria e studioso di questi cimeli.
A lato del calco è stato collocato un tavolo quadrato molto grande su cui sono esposti:
- alcune copie del quotidiano “Il Movimento” conservate dal Barrili e rilegate in seguito;
- la raccolta de “Il Caffaro”, quotidiano da lui diretto e fondato nel 1875, aperto sulla pagina dedicata ai funerali di Barrili. Egli morì a Carcare il 14 agosto 1908 e durante i riti funebri, che si svolsero a Genova, vi fu una disputa fra clero e massoneria. (La tradizione orale riferisce che a Carcare il clero accompagnò la salma dalla Villa fino alle porte del paese, lasciandola poi ai massoni, che lo avvolsero nel tricolore e lo trasportarono in treno dalla stazione di San Giuseppe di Cairo a Genova. Il problema sorse nuovamente a Genova quando i rappresentanti della massoneria furono allontanati dalla funzione e si riunirono in una piazza della città per ricordare Barrili con una contro cerimonia);
- un volume contenente le riviste di moda “Femina” in lingua francese, appartenute alle nipoti di Barrili;
- diversi romanzi scritti da Barrili, una raccolta di opere teatrali e alcune novelle.
Si dice addirittura che fu proprio un’ammiratrice di Barrili a chiedergli, una sera al teatro Carlo Felice, di accontentare il pubblico femminile scrivendo romanzi d’amore.
Ad una parete sono appesi due dipinti tardi di Laura Breschi, nipote di Barrili e artista affermata. Un’altra opera che attesta le capacità artistiche della Breschi, è il “Dio Imperator”, posto sull’altare della chiesa degli Scolopi, non lontano dalla Villa.
Proseguendo nella sala, sulla destra è stato creato un angolo dedicato alla famiglia Barrili.
Al centro della sala si trova il divano di forma rotonda in tessuto damascato, posto originariamente al pian terreno della dimora, nell’ingresso principale, sdoppiato e appoggiato al muro.
Da ricordare che le sale espositive non rispecchiano perfettamente la disposizione originale dell’arredo, infatti il primo piano di Villa Maura ospitava l’appartamento abitato dalla famiglia Barrili, mentre al piano terra erano ubicate le cucine e le stanze della servitù.
Ai lati della porta che conduce alla sala D, sono stati affissi i ritratti dei genitori del Barrili: Maura Pertica e Luigi Barile. Si noterà immediatamente il cambio di cognome da Barile a Barrili, voluto da Anton Giulio e attestato in un documento del 1883 qui esposto.
Questa sala è inoltre arredata da librerie a muro in legno che ospitano libri, enciclopedie e volumi di ogni genere appartenuti al Barrili.
Partendo dalla parete destra, sulla quale si aprono due finestre, si trova una vetrinetta contenente i cappelli usati da Barrili e perfettamente conservati: la bombetta, il cilindro, due pagliette ed un copricapo da rettore.
Proseguendo, troviamo,sistemati su una toilette, una serie di boccette di profumi, creme, tinture per capelli, pettini e spazzole. Alcuni di questi sono ancora confezionati e provenivano, per lo più, da Parigi.
Nel portaombrelli sono stati sistemati i bastoni che Anton Giulio utilizzava negli ultimi anni della vita. Contro la parete adiacente, nella quale si apre il passaggio ad un’altra sala, è stato sistemato il guardaroba di Barrili contenente vari capi d’abbigliamento: le camicie con le sue iniziali, le giacche, i gilet, i colletti, i davantini ed altro.
Dall’altro lato del letto vi è un bidet, poco consueto all’epoca.
E’ stato inoltre ricostruito un angolo di cucina, dove trova posto un tavolo apparecchiato per una persona; si narra che Barrili si sentì male proprio durante il pasto e le nipoti conservarono l’ultimo tovagliolo utilizzato dallo zio.
Bibliografia approfondita di A.G.Barrili
Anton Giulio Barrili nasce a Savona il 14 dicembre 1836, da Luigi e Maura Pertica; il suo vero cognome è Barile, come è riportato sulla sua prima opera Drammi pubblicata a Genova nel 1857.
Trascorsa la prima infanzia con la famiglia a Nizza, dove il padre svolge attività commerciali, ritorna a Savona per compiere gli studi umanistici presso il Collegio dei Padri Scolopi, i quali, non solo gli forniscono un’educazione pre-militare e trasmettono una visione del mondo basata sul senso del dovere e del sacrificio, ma arricchiscono la sua mente di ideali patriottici e di un senso di impegno civile che troveranno uno sbocco pratico con la sua partecipazione alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Barilli termina gli studi a pieni voti presso le Scuole Pie ricevendo il titolo di Principe dell’Accademia nel 1851.
Raggiunge la fama di scrittore quando entra a far parte della redazione del San Giorgio, fondato nel 1859 e diretto da Nino Bixio.
Nel 1859 si arruola come volontario nel VII reggimento di fanteria dell’esercito piemontese, partecipando a numerose azioni di guerra (di cui narrerà nel romanzo La Montanara, Milano 1886).
L’anno dopo diventa collaboratore del quotidiano genovese il Movimento fondato nel 1854 da M.Macchi, di cui Barrili diventa ben presto direttore; sotto la sua guida il giornale acquisisce un carattere più battagliero e intransigente, tanto da diventare l’organo ufficioso di Garibaldi. La pubblicazione di alcuni articoli molto polemici gli creano non poche vertenze cavalleresche, ivi compreso un duello, in seguito ai fatti di Aspromonte, con un ufficiale, nel corso del quale riporta una ferita piuttosto grave alla mano destra.
Nel 1866 lascia la direzione del Movimento rispondendo all’appello fatto da Garibaldi ai giovani genovesi, e così si arruola tra i 38.000 volontari che seguono il valente generale in Trentino, dove Barrili partecipa e combatte eroicamente a Condino, Montesuello (nei pressi di Brescia) e in tutte le più importanti battaglie di quella campagna militare come Ufficiale di Ordinanza del colonnello V. Carbonelli.
Il 3 novembre del 1867 si trova al fianco di Garibaldi, e viene ferito nella celeberrima battaglia di Mentana (l’episodio drammatico e doloroso di quell’evento è narrato nel volume Con Garibaldi alle porte di Roma), quando le truppe garibaldine, nel tentativo di liberare Roma, vengono sconfitte dall’esercito francese inviato da Napoleone III a difesa del Papa.
Ritorna a Genova e nel 1875 fonda il Caffaro, giornale politico quotidiano, grazie al quale il Barrili riesce a diffondere, soprattutto in Liguria, il suo pensiero politico, che gli aprirà la strada alla futura brillante carriera politica.
Nel 1876 si candida alla Camera nelle liste della Sinistra per poi essere eletto deputato della Sezione di Albenga e nello stesso anno viene anche nominato Consigliere Provinciale di Sestri Levante, ma non ritrovando il suo senso patriottico nella corrotta politica italiana, rassegna le proprie dimissioni che, in un primo tempo vengono respinte all’unanimità, e poi, rinnovate dal Barrili, accettate dalla Camera il 14 dicembre del 1879.
Lascia la direzione del Caffaro trasferendosi sul finire del 1884 a Roma dove dirige la Domenica Letteraria.
Fonda e dirige con il Borghi e il Mantegazza la Piccola Biblioteca del Popolo Italiano con intento divulgativo e pedagogico; vi pubblica la novella Se fossi re! (Firenze 1886).
In seguito ritorna a Genova e si occupa totalmente dell’insegnamento, prima è docente di Storia della Navigazione alla Scuola Superiore Navale, poi per un breve periodo insegna letteratura italiana al Magistero femminile.
Nel 1889 diviene professore incaricato di Letteratura Italiana all’Università di Genova e nel 1894, grazie all’appoggio di Giosué Carducci, che lo stima per il suo amor patrio, ottiene l’ordinariato presso questa Facoltà, divenendone poi Preside; nel 1903 viene eletto Rettore dell’Ateneo genovese.
Durante questi anni collabora e assume la carica di direttore del quotidiano politico e commerciale-marittimo il Colombo, fondato dai suoi amici commercianti e armatori, allo stesso tempo, in veste di vice-presidente della Società Ligure di Storia Patria pubblica commemorazioni, monografie storiche e l’opera omnia di Goffredo Mameli in Atti e Memorie editi dalla suddetta Società.
Molto spesso Barrili si reca in Valbormida, lontano dai numerosi impegni di carattere istituzionale per poter meglio seguire gli studi del nipote Pier Luigi Breschi, alunno del Collegio “S.G. Calasanzio” di Carcare dove fa erigere Villa Maura che diventa presto luogo di incontro di amici, letterati e artisti.
Morirà il 14 Agosto del 1908 a Carcare, e presso la sua residenza hanno oggi sede il Museo a lui dedicato, l’archivio del fondo storico e la Biblioteca Civica del Comune di Carcare, dove sono conservati il ricco carteggio, molte copie delle sue opere e diversi appunti stesi per le lezioni scolastiche universitarie, oltre a cimeli ed oggetti di uso quotidiano.
Affascinato dalle opere di Eugène Sue, autore dei Misteri di Parigi, e di Carlo Lorenzini, più noto come Collodi, autore dei Misteri di Firenze, e spinto dal successo che nel XIX secolo il sottogenere dei “misteri” riscuote tra i lettori europei, Barrili incomincia a scrivere un’opera caratterizzata dalla minuta descrizione dell’ambiente e della società genovese dell’Ottocento. L’opera esce nel 1866 col titolo di I Misteri di Genova, cronache contemporanee, ed esce sottoforma di romanzo d’appendice sulla rivista il Movimento. Dato il notevole successo che riscosse viene pubblicato anche in volumi nel 1871 presso l’editore Treves col titolo di I Rossi e i Neri.
Notevole per invenzione e stile appare anche la divertente favola Il merlo bianco (Roma 1879), singolare impasto di avventure straordinarie, delicate allegorie, bizzarre fantasticherie, chiose pseudo-scientifiche.
Ma le cose migliori del Barrili, oltre che nelle Memorie Garibaldine, bisogna ricercarle nei libri di ricordi autobiografici, come Il Dantino (Milano 1888) e Sorrisi di Gioventù, Ricordi e note (Milano 1898).
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